Le corde che fanno vibrare il nostro animo

26.11.2021

C'è un'orchestra che, con la sua sinfonia, in armonia, fa vibrare le corde dei nostri animi. C'è chi però si scombussola in tutto ciò, poiché sente il suo equilibrio interiore come minacciato. È da qui che scaturisce la tachicardia, che si riverbera in paura. È la paura dell'osare, del porsi dei punti fissi, dell'amare e del vivere. L'armonia orchestrale è, secondo me, ontologicamente parlando, di connotazioni tragiche e, sempre secondo un'interpretazione ideologica personale, romanticamente parlando, risveglia quella sensazione di Spleen o, in altri casi, di Sehnsucht. C'è chi si rispecchia nel dandy inetto Sveviano; chi nei pusillanimi d'argomento dantesco; chi nella visione amorosa tragicamente Cavalcantiana e chi nel taedium vitae leopardiano. Il mondo neoclassico, il mondo romantico e il mondo decadentista sono a noi insiti. Questo nonostante le melodie più moderne dettino ritmi da discoteca, ritmi dinamici, ritmi estivi, ritmi vivi. Il baratro esistenziale è, però, dettato dalla mancanza di essi, dalla legge inerziale e dalla non significatività di quella che sembra essere una vita meschina, ingiusta e bastarda.

C'è chi, trovandosi in un vicolo cielo, in un punto senza ritorno, si trova costretto nello scegliere di convivere con l'astrattezza della voluntate propria del Fato e si lascia guidare dalle discrepanze del terremoto dell'angoscia e della malinconia.

Non basteranno più 'painkillers' per guarire dal dolore. Non basterà più la filosofia che dà plausibili risposte a domande che ci si pone e non basterà più la chiave biblica. L'unica cosa che ti può salvare è il riaccendere quella fiamma che ormai si è spenta, o che ormai hai fatto spegnere. È pur vero, e sarebbe da ipocriti il negarlo, che spesso non basta un'intera vita per conoscere a fondo il senso profondo delle cose belle e delle cose brutte che ci accadono. Può darsi che una soluzione non ci sia mai stata, non ci sia e mai ci sarà però, finché ti sarà possibile, cerca e trova l'alternativa per contrastare, a testa alta, l'amara conditio della vita. La paura non è sincretica alla debolezza e la larme d'or, che corrode il nostro viso, può idratare l'aridità del nostro essere. La paura ci sviscera, ma non è mai troppo tardi per cominciare a rivivere.

Di seguito, un testo del compianto Franco Battiato nel quale connoto, come destinatario, il dolore:

"Ricordami, come sono infelice

Lontano dalle tue leggi

Come non sprecare il tempo che mi rimane

E non abbandonarmi mai

Non mi abbandonare mai

Perché la pace che ho sentito in certi monasteri

O la vibrante intesa di tutti i sensi in festa

Sono solo l'ombra della luce."

Saverio Aloisio

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia