"Un senso è forse mai esistito?"

22.11.2021

Era da poco calato il vespro e il signor Jankowskij era solito, ormai da anni, ripetersi una frase.

<<Un senso è forse mai esistito? Mai spuntarono i fiori; l'autunno è mutato; il mio albero si vede cadere le sue foglie; le sue radici sono malate, quindi da recidere, e il mio albero è morto>>. Quanto amava dire ogni sera questa frase... tutto questo era qualcosa di così normale per lui...

Ormai non gli bastava più affogare nell'alcool il suo status, la sua conditio, e offuscare i suoi pensieri con la nicotina. Il grigio delle sue occhiaie esternava tutto ciò che era divenuto; il suo corpo quasi cadaverico, gracile e trascurato, bramava soltanto il silenzio. La sua fiamma si era spenta e non cercava più qualcuno che gli avesse dato valide motivazioni per andare avanti.

Il suo alter ego, identità più estranea del suo essere, non lo aveva mai importunato. Quella tragica sera, prima che fosse accaduto quello che accadde questi, dopo un dibattito assai lungo e difficile, gli fece una domanda, decisiva per la svolta del suo destino, alla quale il signor Jankowskij rispose subito.

Egli, in fondo, aveva forse aspettato questo momento introspettivo, per conoscersi a fondo e oscurare la sua esistenza, connotata con l'aggettivo 'insignificante'.

~Dov'è il tuo sole? Domandò l'alter ego.

<< Il mio sole è tramontato e non sorgerà mai più...>>

Adesso il silenzio più totale era insito a quella casa. Il signor Jankowskij si era lasciato andare, facendosi divorare dal silenzio, dal buio, dal cavallo verdastro.

Con questa parte, legata ad un mio progetto, voglio aprire un dibattito: cos'è la vita?

Per il signor Jankowskij è lo scorrere del tempo, qualcosa che però ha ormai perso e che ha sostituito con la solitudine; è il rifugiarsi nell'alcool e nella nicotina, per sfuggire al tratto aguzzino legato alla realtà.

I demoni sono nascosti e serpeggiano dentro di noi inosservati. Eppure il signor Jankowskij era così stanco della sua esistenza travagliata dal punto di vista personale, familiare, religioso, sociale ma soprattutto esistenziale, che il suo demone peggiore, la depressione, lo aveva posseduto. Era diventato, come si può ben intuire, un automa; era ormai un contenitore vuoto e privo di volontà, di sogni, di pensieri, di speranze e di sentimenti.

E se la vita fosse un concatenarsi di caricature illusorie? E se il dolore, il senso di inesistenza, di trasparenza, fossero tutti aspetti della vita che la concretizzassero?

E se il signor Jankowskij fosse l'allegoria proprio di quel pensiero più oscuro e nascosto che tormenta la mente di coloro che, come lui, non vivono più una vita o non riescono più a colmare il vuoto di un trauma che li ha segnati per sempre o non riescono a trovare e/o a dare un senso al loro vivere? La depressione è un oscuro integumentum che isola tutti coloro che colpisce dagli altri, dal mondo che li circonda ma soprattutto da loro stessi. Vi invito ad una riflessione introspettiva e costruttiva, con una serie di auspici dal carattere imperativo: Che il signor Jankowskij possa essere, come risultato di un mio ductus, lo stimolo riflessivo che ci inviti a conoscerci meglio! Che ci inviti ad avere un contatto più diretto con quella che è la realtà dei fatti! Che ci aiuti a scacciar via un demone che, molto spesso, ci ha baciati, ci bacia e ci bacierà nei nostri momenti peggiori (assicurandoci di essere l'unica soluzione a tutto il male che viviamo)!

                                                                                 Saverio Aloisio

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